Problemi di un ritorno alla convertibilità
La convertibilità delle monete, cioè la libertà di acquistare valuta estera senza dover ottenere un permesso da un funzionario, è una caratteristica essenziale dell'economia di mercato e presuppone la costituzione di vasti ed efficienti mercati delle valute estere. La mancata introduzione della convertibilità da parte della Gran Bretagna nel 1947, fu essenzialmente dovuta al fatto che non si poteva rischiare di permettere un mercato delle valute relativamente libero prima che liberi mercati fossero stati stabiliti in altri settori.
La ragione addotta nel 1952 e nel 1954 per l'adozione della convert1bihta della sterlina come obbiettivo concordato dei paesi del Commonwealth, è non solo che la libertà dei pagamenti internazionali contribuirebbe a sviluppare il commercio mondiale e il flusso dei capitali internazionali per scopi di investimento, ma anche che i controlli a lungo andare difficilmente saranno efficaci in un gruppo di paesi ampio come quello dell'area della sterlina. Inoltre, i controlli diretti si sono dimostrati incapaci di ristabilire l'equilibrio nella bilancia de1 pagamenti; per questo è necessaria un'appropriata politica finanziaria. Specialmente negli Stati Uniti si fa rilevare che la convertibilità è la miglior difesa contro i metodi totalitari, per la pura ragione che essa è parte di una economia di mercato libero.
La principale condizione per il giusto funzionamento di mercati liberi delle valute e delle merci e, quindi, per la convertibilità, è che l’equilibrio finanziario sia ristabilito nell'economia interna di ciascun paese. Altre condizioni sono che il livello dei costi e dei prezzi non sia fuori di allineamento con le condizioni all'estero; che sufficienti riserve monetarie siano disponibili; e che le nazioni grandi creditrici perseguano quella che è comunemente chiamata “politica del buon creditore”.
Vi sono ancora molti che ritengono che l'economia degli Stati Uniti, sebbene così vasta e potente, sia allo stesso tempo volatile ed incline a violenti booms e depressioni. Perciò sarebbe meglio per i paesi europei non legare troppo fermamente le proprie monete al dollaro e quindi non acconsentire alla convertibilità sulla base di tassi stabili. Vi è un'altra scuola di economisti che ha maggior fiducia che l'economia degli Stati Uniti possa mantenere un grado di stabilità adeguatamente elevato. I membri di questa scuola sono stati incoraggiati dal fatto che la recessione del 1953-54 negli Stati Uniti non ha condotto ad alcun declino nell'attività economica in Europa, ove, in effetti, s1 e anzi avuto un “boom”. Questa scuola è favorevole ai tassi stabili, in ogni caso come un obbiettivo che dovrebbe essere tentato in primo luogo.
Per quanto concerne il rapporto fra la sterlina e il dollaro, dovrebbe essere ricordato che sia nel 1931 che nel 1949, quando la sterlina dovette essere svalutata, i prezzi delle merci negli Stati Uniti diminuirono e la sterlina divenne sopravalutata. Recentemente gli statunitensi hanno cercato di prevenire violente cadute nei prezzi, da cui avrebbero tratto danni; e attualmente la sterlina non è certamente sopravalutata. Vi è, invero, una buona probabilità che sia negli Stati Uniti che nella Gran Bretagna vengano perseguite politiche che permetteranno di mantenere stabile il cambio dollaro-sterlina; e i paesi del continente europeo sembrano aver tutti bisogno di un regime di cambi stabili.